NOE all’Ilva di Taranto. Le foto degli scavi in esclusiva.
E così si cerca di ambientalizzare il siderurgico Ilva mentre il suo sottosuolo dà alla luce i segreti di una attività illecita di smaltimento di rifiuti. Accade questo proprio nello stabilimento Ilva di Taranto.
Solo qualche settimana fa l’Unione Sindacale di Base di Taranto aveva presentato un esposto che parlava di sostanze maleodoranti e di colore scuro le quali fuoriuscivano dal sottosuolo del reparto denominato “Acciaieria1”. Ieri però il NOE dei Carabinieri di Lecce ha avuto l’autorizzazione a verificare quanto denunciato. I militari servendosi di una ruspa si sono recati nel luogo indicato e dopo aver scavato si sono trovati difronte a qualcosa di sconcertante: sostanze oleose e catramose tumulate nel terreno a pochi metri dalla superficie come testimoniano le foto ottenute in esclusiva dal PugliaPress.
La cosa desta ancora più sgomento per il fatto che proprio in quell’area si stanno effettuando i lavori prescritti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale i quali prevedono la costruzione di un enorme aspiratore di fumi e vapori.
Con il NOE davanti alla portineria si sono presentati anche gli addetti dell’Arpa Puglia. Il personale ha prelevato alcuni campioni di sostanze pronte per essere analizzate in laboratorio.
La scoperta ha fatto scattare la denuncia a sette persone: 2 dirigenti del siderurgico e cinque dipendenti della SEMAT, una di quelle ditte che si sta occupando della realizzazione dei lavori imposti dall’AIA.
E’ evidente che qualcosa non torna con questa scoperta. Cosa nasconde il ventre del mostro d’acciaio? Si potrà mai rendere compatibile con la vita e la salute dei lavoratori e cittadini quella fabbrica della vergogna?
Intanto l’area sottoposta a controllo è stata giustamente sequestrata ed i lavori bloccati.
Una cosa è certa: più si “scava” in questa faccenda e più si capisce quanto di losco, viscido e maleodorante si nasconde nel siderurgico vergogna d’ Italia e negli affari portati avanti da decenni dalla politica locale e nazionale con la complicità anche dei sindacati.
Antonello Corigliano