Inquinamento Ilva. PeaceLink scrive al Commissario Europeo Ambiente
“In due mesi nulla è cambiato. Taranto e i suoi abitanti continuano a pagare prezzo troppo alto”.
A due mesi esatti dalla seconda lettera della Commissione Europea all’Italia, che mette in mora il nostro Paese per l’alto tasso di inquinamento registrato a Taranto, nulla è cambiato. Per questo motivo, Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti e Luciano Manna di PeaceLink hanno inviato una lettera a Bruxelles, al Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potočnik, per chiedere alla Commissione di procedere con le tappe successive alla procedura di infrazione. Di seguito il testo integrale delle missiva, datata 16 giugno:
“Egregio Commissario,
Corrono oggi esattamente due mesi da quando la Commissione Europea ha notificato una seconda lettera di messa in mora all’Italia, riguardante l’alto tasso di inquinamento che si registra ancora nella nostra città a causa della presenza dello stabilimento siderurgico Ilva.
Da quanto appreso, nella Sua lettera la Commissione ha fatto riferimento alla situazione ormai nota dell’inquinamento del suolo, della acque di superficie e di falda del sito Ilva, che potrebbero aver generato effetti potenzialmente severi sulla salute della popolazione di Taranto.
L’Italia ha avuto due mesi, come da procedura, per rispondere alla lettera di messa in mora, ma come abbiamo riportato al Suo ufficio nelle scorse settimane malgrado cio’ che le autorità italiane potrebbero avere affermato o affermeranno, la situazione a Taranto non é cambiata e nessun miglioramento evidente è stato registrato negli ultmi mesi.
Il Piano Ambientale dell’Ilva, reso pubblico di recente, mette in evidenza non solo la vaghezza delle misure con le quali l’Ilva ed il Governo italiano, in qualità di entità che gestisce la struttura di commissariamento, intendono far fronte alla questione, ma anche la non implementazione di qualsiasi reale misura e prescrizione AIA, cosi’ come previsto nei diversi decreti e leggi speciali adottati sull’Ilva di Taranto negli scorsi anni.
Nessuna misura consistente é stata messa in opera fino ad ora e, di conseguenza, Taranto ed i suoi abitanti continuano a pagare un prezzo troppo alto. Siamo testimoni, con migliaia di persone e di operai Ilva, che nessun cambiamento nelle strutture o nelle procedure di produzione é stato realizzato o messo in opera, che nessuna misura é stata fino ad ora messa a punto per prevenire in modo effettivo ulteriore inquinamento ed evitare nuovi casi di malattia e perdita di vite umane.
Nella lettera della Commissione, cosi’ come riportato dalla stampa, si é fatta specifica menzione all’immediato pericolo che Ilva causa alla salute umana e, in particolare, secondo l’articolo 8.2 della Direttiva europea sulle emissioni industriali, che recita: “Laddove la violazione delle condizioni di autorizzazione presenti un pericolo immediato per la salute umana o minacci di provocare ripercussioni serie ed immediate sull’ambiente e sino a che la conformità non venga ripristinata conformemente alle lettere b) e c) del primo comma, è sospeso l’esercizio dell’installazione, dell’impianto di combustione, dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, dell’impianto di coincenerimento dei rifiuti o della relativa parte interessata”.
Chiediamo pertanto alla Commissione di procedere con le tappe susseguenti della procedura di infrazione, prima che altre vite abbiano a subire conseguenze che il Governo Italiano ha imposto fino ad ora ai cittadini di Taranto.
La situazione in cui versa la città é impossibile da giustificare e confidiamo che la Corte Europea di Giustizia sia presto incaricata del caso.
Distinti saluti.